- ven mag 24, 2013 4:21 am
#287657
ma son stato chiaro, ho detto fesserie o altro?
aggiungo un post sulla risoluzione di Marco Olivotto (un insegnante della color correction, una tecnica di elaborazione in ps) che ho trovato su un gruppo di facebook,
https://www.facebook.com/groups/colorcorrectioncampus/ son dei grandi!
La cosa più semplice: un'immagine ha una dimensione in pixel. La mia Canon 40D produce un'immagine di 3888 x 2592 pixel. Che risoluzione ha? Quella che decido io: la risoluzione viene assegnata, dall'utente o da un automatismo, ma non influenza in alcun modo le dimensioni del file - solo quelle del suo output. Se sviluppo il file da ACR impostando una risoluzione di 300 ppi (PIXEL per inch, ovvero PIXEL per pollice), il file si apre in Photoshop ed è 3888 x 2592 pixel. Se lo sviluppo impostando una risoluzione di 200 ppi si apre in Photoshop esattamente allo stesso modo. Sempre 3888 x 2592 pixel.
A cosa serve la risoluzione? Per prevedere quale sarà la dimensione dell'immagine una volta che venga riprodotta su un dispositivo che ha quella risoluzione. Per un monitor, ad esempio, si considera spesso una risoluzione standard di 72 ppi, ma è un numero come un altro. Un esempio: l'iMac da cui ti scrivo ha un'area utile a monitor larga circa 51 cm. Questi sono circa 20 pollici. La risoluzione del mio monitor è attualmente impostata su 1920 x 1200 pixel. Quindi, ci sono 1920 pixel in 20 pollici, o se preferisci 1920/20 pixel in un pollice: sono 96 ppi, non 72. Questo dipende naturalmente dalla dimensione dei singoli pixel. Puoi avere display con risoluzioni di 72 ppi, o di 84 ppi. O anche molto di più, come i display Retina.
dpi: è un vecchio termine che causa soltanto confusione e andrebbe abolito, perché significa "dots per inch", ovvero "punti per pollice". Non c'è nessuna correlazione diretta tra ppi e dpi, perché i "punti" sono i punti d'inchiostro che una stampante utilizza in ciascun pollice per costruire i colori che riproduce. Quando senti parlare di una stampante da 1440 dpi, significa che in un pollice, ovvero 2,54 cm, ci sono 1440 punti formati da miscele di inchiostri. Il motivo è che la stampante deve poter mescolare gli inchiostri tra loro per produrre le varie combinazioni cromatiche, e lo fa sovrapponendo diversi punti d'inchiostro per ciascun pixel. Più elevato è il numero di dpi, più omogeneo è l'aspetto del colore.
Non hai alcun controllo, a priori, sui dpi, che sono un parametro della stampante. Al massimo puoi impostarla in modalità "economy", chiedendole di utilizzare meno punti d'inchiostro per pollice per risparmiare, e rinunciando alla qualità. A prescindere da questo è un parametro fissato esattamente come la densità di pixel in un monitor.
Si pensa che dpi = ppi, ovvero che se una stampante lavora a 300 dpi si debba darle in pasto un file a 300 ppi. La verità è che la stampante lavorerà sempre a 300 dpi qualsiasi risoluzione le forniamo al momento della stampa.
Inoltre, la risoluzione ottimale è legata alla distanza da cui l'immagine viene guardata, perché se osserviamo un poster 6 x 3 siamo così lontani che anche blob d'inchiostro grandi come biglie vengono fusi dal nostro sistema visivo e percepiamo delle sfumature praticamente continue, senza interruzioni.
Diverso è invece il caso del parametro denominato lpi. Si tratta della lineatura del retino tipografico (quello tradizionale, non quello stocastico). Una regola che funziona, in questo caso, è che la risoluzione ottimale dell'immagine da stampare sia compresa in un intervallo di ppi compreso tra 1,5 e 2 volte la lineatura. Se la lineatura è pari a 150 lpi, una risoluzione tra 225 e 300 ppi va bene. Contrariamente a quello che si pensa, aumentare la risoluzione non migliora la nitidezza della stampa ma la peggiora. Se hai un'immagine a 900 ppi e la mandi in lastra con una lineatura di 150 lpi, il risultato è peggiore che se utilizzassi una delle lineature che ho suggerito.
In sintesi, l'errore è pensare che un pixel si traduca in un punto sulla stampante a getto d'inchiostro (o qualsiasi altro sistema che non preveda una retinatura tradizionale): si traduce in molti punti, e non abbiamo un controllo su quanti. Il mio suggerimento è semplicemente di stampare alla massima risoluzione realisticamente possibile e sensata per il tipo di output che si desidera ottenere, anche perché cosa succeda quando il file arriva alla stampante è una faccenda molto dipendente dal driver della stampante stessa. Possono esserci ricampionamenti, aggiustamenti e via dicendo.
Finisco dicendo che ho sentito professionisti parlare di "risoluzione di X punti", "risoluzione di Y pixel" e cose del genere. Non c'entra nulla... quello che conta è quanti pixel hai e la dimensione dell'output.