- mer mag 19, 2010 11:18 pm
#169602
Inizio finalmente a raccontarvi del mio viaggio a Tokyo 
Comincio subito con i parchi, poi se interessa racconto anche qualcosa delle città.
(Se scrivo qualche stupidaggine, prego SteelPeppe di correggermi o integrare
)
FUJI-Q HIGHLAND

Fuji-Q Highland è una fantastica colata di cemento e binari situata alle pendici del monte Fuji (il quale è visibile nelle giornate con cielo terso… dunque semi-invisibile per noi che abbiamo scelto un giorno di nuvole e pioggia) a poco più di un’ora di pullman dal centro di Tokyo.
Steel Peppe mi ha spiegato che in condizioni normali la fila per le attrazioni principali tocca tranquillamente le 3 ore. Il weekend e i giorni festivi sono semplicemente da suicidio. Dunque la migliore chance per godersi il parco è scegliere un giorno in cui è previsto cattivo tempo.
Detto-fatto, ci siamo recati lì l’unico giorno cupo dello splendido maggio giapponese.
Abbiamo preso il pullman delle 7.00 per arrivare a Fuji-Q prima dell’apertura. Grazie all’intercessione di Steel Peppe avevamo pre-acquistato dei pacchetti pullman + parco ad un buon prezzo (che però adesso non ricordo quale fosse).
C’è poco da dire: per quanto mi riguarda i 3 coaster del parco (Fujiyama, Eejanaika e Dodonpa) da soli giustificano un viaggio in Giappone.
Sotto un cielo veramente plumbeo e minaccioso, ma con zero-coda-zero, abbiamo iniziato con Fujiyama, la prima attrazione che si incontra varcato l’ingresso del parco.

Ho già sentito tanto scetticismo intorno a questo coaster e so già che resterò l’unica a difenderlo dall’accusa di inutilità. A me è piaciuto parecchio: una durata del tragitto come ne ricordo poche (3 minuti e mezzo: fai in tempo ad affezionarti ai treni) zeppi di discese e curve (io sulla prima drop ho sentito pure l’ejector), nessuna inversione inutile, nessun dolore e nessuno scossone (merito dei treni nuovi?) insomma sono scesa proprio soddisfatta e con la voglia di ripeterlo subito.
Ma prima delle ripetizioni, naturalmente c’era da correre su Eejanaika che aveva appena aperto.




Anche qui, sbigottiti, troviamo zero fila (e non fare la fila per un 4D è come vincere al superenalotto!)
Come ho detto a quelli che mi hanno chiesto un paragone con X2, Eejanaika vince per altezza (76 metri contro i 53 del fratello americano) per l’eleganza dei treni e per la godibilità del percorso (c’è meno effetto–confusione rispetto al tracciato. Come se le numerose inversioni –sia quelle del binario che quelle del treno- fossero sincronizzate con maggior cura, lasciando qualche punto di riferimento in più al passeggero per capire cosa gli sta accadendo).
X2 ha dalla sua le fantastiche migliorie apportate durante il restyling: il fuoco (impagabile l’ondata di luce e calore che ti colpisce PRIMA che tu riesca a vedere la fiammata sotto di te) e la musica alta a bordo del treno.
Difficile per me stabilire un vincitore. Io mi ero innamorata di X2, ma credo che Eejanaika vinca ai punti.
E poi abbiamo appurato che Eejanaika è evidentemente un coaster-femmina. Quindi merita 1 punto in più
Piccola parentesi etimologica. Mi sono fatta spiegare da Steel Peppe cosa significa Eejanaika: il nome prende spunto da una sorta di motto che veniva gridato durante una rivolta popolare. Nonostante il significato letterale sia più o meno: “Non è fico?” Eejanaika è un’espressione che potrebbe corrispondere al nostro “Perché no? Si può fare” o “Ma sì dai”. (Ho spiegato bene SteelPeppe?
)

Scendiamo dal nostro amato 4D alle 10.30 di mattina, giusto in tempo per l’apertura di Dodonpa.



E qui non solo non troviamo 1 solo minuto di fila ma io e Steel Peppe siamo addirittura i primi passeggeri della giornata.
Ci dicono che stanno ancora facendo i test e che, per il momento, possono mandare solo 2 persone. Le 2 persone naturalmente siamo noi
Come sapete meglio di me, Dodonpa non è il launched che raggiunge la velocità maggiore al mondo ma tuttavia è quello che ha l’accelerazione maggiore (172 km/h in appena 1,8 secondi. Kingda Ka tocca i 206 km/h ma ci mette 3 secondi e mezzo). Se fate due conti, potete capire che razza di sberla sia questo lancio. Vi ho già raccontato del “vedere nero” seguito dal “vedere le stelline”.
Personalmente ho avuto la sensazione che questo lancio fosse proprio al limite del sopportabile umano. Appena al di qua del sottile confine tra piacere e dolore. Insomma una figata da lasciare senza fiato!
Tuttavia, se sono costretta a scegliere tra Kingda Ka e Dodonpa, COMPLESSIVAMENTE scelgo ancora Kingda Ka, perché avere un simile top hat davanti agli occhi quando affronti il rettilineo di lancio dà un’emozione indescrivibile.
Il lancio di Dodonpa, singolarmente considerato, invece, credo non abbia ancora rivali al mondo.
Mi è piaciuta molto anche l’idea della partenza da dentro un tunnel circolare pieno di scanalature lucide: al momento del lancio, la luce che si riflette nel tunnel assume i contorni di un lancio nell’iperspazio!
Mi sono piaciuti un sacco i nuovi treni zebrati, leopardati, tartarugati e a pois rosa fuxia (il bello è che sono dei treni che sembrano così inoffensivi all’apparenza…:-D)
Bellissimo (e ringrazio Steel Peppe che me l’ha fatto notare) il rumore dei pistoni che preparano il lancio ad aria compressa.
Altra nota etimologica: visto che me lo avevate chiesto, pare che il nome Do-don-pa derivi dal suono tipico dei taiko (tamburi giapponesi).


Dopo il secondo giro su Dodonpa (ma stavolta si era creata una mezzoretta di fila) ha iniziato a piovere e così ci siamo diretti alle attrazioni indoor. Prima di tutto Hounted Hospital, che ha la fama di essere la Horror House più bella del mondo.



Ok, io non ci ho messo piede
ma posso riferire quello che mi hanno raccontato.
Benchè –pare- sia stata resa meno labirintica e meno estrema, ciò che colpisce di questo percorso (oltre alla durata: circa 40 minuti prima di raggiungere l’uscita!) sono le scenografie veramente realistiche e la bravura degli attori: non semplici figuranti stagionali ma veri e propri attori, mimi, contorsionisti.
A quanto pare, a fare più paura lì dentro sono i piccoli dettagli grotteschi: un’attrice-bambina che canta una canzoncina e che gioca con i capelli (quando sai che quella apparente innocenza prelude ad una trasformazione mostruosa); il suono fatto con la bocca da molti personaggi della casa (una specie di squittire-rosicchiare); un immenso ciccione su sedia a rotelle che blocca il corridoio che devi attraversare (e che sei costretto ad aggirare avvicinandoti pericolosamente) e altri scherzetti simpatici brrr…..
Degni di nota a Fuji-Q sono anche 2 particolari attrazioni interattive (una a tema “robot Gundam” e l’altra a tema “salva la principessa”)


In entrambi i casi, il guest viene dotato di uno strumento elettronico con il quale deve andare a fare una caccia al tesoro all’interno di stanze buie, alla ricerca di particolari simboli e lucine colorate che potrebbero “caricare” lo strumento oppure resettarlo completamente. Chi ha la fortuna di beccare tutte le cariche necessarie ha accesso ad un piano segreto in cui deve affrontare la prova finale. Inutile dire che nessuno di noi ha guadagnato l’accesso allo stage finale
Momento fetish: gruppo di scolarette giapponesi zuppe di pioggia che continuavano incuranti a girare il parco mezze nude

E per i feticisti degli hamburger: Steel Peppe presenta un celebre e (buonissimo) panino da fast food giapponese:

Infine: in posa (da deficienti, però
) sotto la pioggia, sui treni di Fujiyama.

[fine prima parte]

Comincio subito con i parchi, poi se interessa racconto anche qualcosa delle città.
(Se scrivo qualche stupidaggine, prego SteelPeppe di correggermi o integrare

FUJI-Q HIGHLAND

Fuji-Q Highland è una fantastica colata di cemento e binari situata alle pendici del monte Fuji (il quale è visibile nelle giornate con cielo terso… dunque semi-invisibile per noi che abbiamo scelto un giorno di nuvole e pioggia) a poco più di un’ora di pullman dal centro di Tokyo.
Steel Peppe mi ha spiegato che in condizioni normali la fila per le attrazioni principali tocca tranquillamente le 3 ore. Il weekend e i giorni festivi sono semplicemente da suicidio. Dunque la migliore chance per godersi il parco è scegliere un giorno in cui è previsto cattivo tempo.
Detto-fatto, ci siamo recati lì l’unico giorno cupo dello splendido maggio giapponese.
Abbiamo preso il pullman delle 7.00 per arrivare a Fuji-Q prima dell’apertura. Grazie all’intercessione di Steel Peppe avevamo pre-acquistato dei pacchetti pullman + parco ad un buon prezzo (che però adesso non ricordo quale fosse).
C’è poco da dire: per quanto mi riguarda i 3 coaster del parco (Fujiyama, Eejanaika e Dodonpa) da soli giustificano un viaggio in Giappone.
Sotto un cielo veramente plumbeo e minaccioso, ma con zero-coda-zero, abbiamo iniziato con Fujiyama, la prima attrazione che si incontra varcato l’ingresso del parco.

Ho già sentito tanto scetticismo intorno a questo coaster e so già che resterò l’unica a difenderlo dall’accusa di inutilità. A me è piaciuto parecchio: una durata del tragitto come ne ricordo poche (3 minuti e mezzo: fai in tempo ad affezionarti ai treni) zeppi di discese e curve (io sulla prima drop ho sentito pure l’ejector), nessuna inversione inutile, nessun dolore e nessuno scossone (merito dei treni nuovi?) insomma sono scesa proprio soddisfatta e con la voglia di ripeterlo subito.
Ma prima delle ripetizioni, naturalmente c’era da correre su Eejanaika che aveva appena aperto.




Anche qui, sbigottiti, troviamo zero fila (e non fare la fila per un 4D è come vincere al superenalotto!)
Come ho detto a quelli che mi hanno chiesto un paragone con X2, Eejanaika vince per altezza (76 metri contro i 53 del fratello americano) per l’eleganza dei treni e per la godibilità del percorso (c’è meno effetto–confusione rispetto al tracciato. Come se le numerose inversioni –sia quelle del binario che quelle del treno- fossero sincronizzate con maggior cura, lasciando qualche punto di riferimento in più al passeggero per capire cosa gli sta accadendo).
X2 ha dalla sua le fantastiche migliorie apportate durante il restyling: il fuoco (impagabile l’ondata di luce e calore che ti colpisce PRIMA che tu riesca a vedere la fiammata sotto di te) e la musica alta a bordo del treno.
Difficile per me stabilire un vincitore. Io mi ero innamorata di X2, ma credo che Eejanaika vinca ai punti.
E poi abbiamo appurato che Eejanaika è evidentemente un coaster-femmina. Quindi merita 1 punto in più

Piccola parentesi etimologica. Mi sono fatta spiegare da Steel Peppe cosa significa Eejanaika: il nome prende spunto da una sorta di motto che veniva gridato durante una rivolta popolare. Nonostante il significato letterale sia più o meno: “Non è fico?” Eejanaika è un’espressione che potrebbe corrispondere al nostro “Perché no? Si può fare” o “Ma sì dai”. (Ho spiegato bene SteelPeppe?


Scendiamo dal nostro amato 4D alle 10.30 di mattina, giusto in tempo per l’apertura di Dodonpa.



E qui non solo non troviamo 1 solo minuto di fila ma io e Steel Peppe siamo addirittura i primi passeggeri della giornata.
Ci dicono che stanno ancora facendo i test e che, per il momento, possono mandare solo 2 persone. Le 2 persone naturalmente siamo noi

Come sapete meglio di me, Dodonpa non è il launched che raggiunge la velocità maggiore al mondo ma tuttavia è quello che ha l’accelerazione maggiore (172 km/h in appena 1,8 secondi. Kingda Ka tocca i 206 km/h ma ci mette 3 secondi e mezzo). Se fate due conti, potete capire che razza di sberla sia questo lancio. Vi ho già raccontato del “vedere nero” seguito dal “vedere le stelline”.

Personalmente ho avuto la sensazione che questo lancio fosse proprio al limite del sopportabile umano. Appena al di qua del sottile confine tra piacere e dolore. Insomma una figata da lasciare senza fiato!
Tuttavia, se sono costretta a scegliere tra Kingda Ka e Dodonpa, COMPLESSIVAMENTE scelgo ancora Kingda Ka, perché avere un simile top hat davanti agli occhi quando affronti il rettilineo di lancio dà un’emozione indescrivibile.
Il lancio di Dodonpa, singolarmente considerato, invece, credo non abbia ancora rivali al mondo.
Mi è piaciuta molto anche l’idea della partenza da dentro un tunnel circolare pieno di scanalature lucide: al momento del lancio, la luce che si riflette nel tunnel assume i contorni di un lancio nell’iperspazio!

Mi sono piaciuti un sacco i nuovi treni zebrati, leopardati, tartarugati e a pois rosa fuxia (il bello è che sono dei treni che sembrano così inoffensivi all’apparenza…:-D)
Bellissimo (e ringrazio Steel Peppe che me l’ha fatto notare) il rumore dei pistoni che preparano il lancio ad aria compressa.
Altra nota etimologica: visto che me lo avevate chiesto, pare che il nome Do-don-pa derivi dal suono tipico dei taiko (tamburi giapponesi).


Dopo il secondo giro su Dodonpa (ma stavolta si era creata una mezzoretta di fila) ha iniziato a piovere e così ci siamo diretti alle attrazioni indoor. Prima di tutto Hounted Hospital, che ha la fama di essere la Horror House più bella del mondo.



Ok, io non ci ho messo piede


Benchè –pare- sia stata resa meno labirintica e meno estrema, ciò che colpisce di questo percorso (oltre alla durata: circa 40 minuti prima di raggiungere l’uscita!) sono le scenografie veramente realistiche e la bravura degli attori: non semplici figuranti stagionali ma veri e propri attori, mimi, contorsionisti.
A quanto pare, a fare più paura lì dentro sono i piccoli dettagli grotteschi: un’attrice-bambina che canta una canzoncina e che gioca con i capelli (quando sai che quella apparente innocenza prelude ad una trasformazione mostruosa); il suono fatto con la bocca da molti personaggi della casa (una specie di squittire-rosicchiare); un immenso ciccione su sedia a rotelle che blocca il corridoio che devi attraversare (e che sei costretto ad aggirare avvicinandoti pericolosamente) e altri scherzetti simpatici brrr…..
Degni di nota a Fuji-Q sono anche 2 particolari attrazioni interattive (una a tema “robot Gundam” e l’altra a tema “salva la principessa”)


In entrambi i casi, il guest viene dotato di uno strumento elettronico con il quale deve andare a fare una caccia al tesoro all’interno di stanze buie, alla ricerca di particolari simboli e lucine colorate che potrebbero “caricare” lo strumento oppure resettarlo completamente. Chi ha la fortuna di beccare tutte le cariche necessarie ha accesso ad un piano segreto in cui deve affrontare la prova finale. Inutile dire che nessuno di noi ha guadagnato l’accesso allo stage finale

Momento fetish: gruppo di scolarette giapponesi zuppe di pioggia che continuavano incuranti a girare il parco mezze nude


E per i feticisti degli hamburger: Steel Peppe presenta un celebre e (buonissimo) panino da fast food giapponese:

Infine: in posa (da deficienti, però



[fine prima parte]
Ultima modifica di Mallory il gio mag 20, 2010 11:56 am, modificato 1 volta in totale.